Vincenzo De Angelis e Cesare Pavese, storia di un'amicizia e di un viaggio
"Carezza
Fatta di lacrime e cielo
la tua carezza ritornerà
dietro ogni porta chiusa,
dietro ogni miraggio.
Un pezzo di vita,
colorata, solo, dalla tua mano."
Vincenzo De Angelis
***
Negli anni '30, lo scrittore Cesare Pavese fu posto al confino politico a Brancaleone in provincia di Reggio Calabria.
È immaginabile quanto questi luoghi possano averlo colpito. Nato in provincia di Cuneo ed in buona parte cresciuto a Torino, le coste assolate dello ionio reggino, parti imprescindibili della Magna Grecia, devono essere state per i suoi occhi, qualcosa di assolutamente altro.
In questi luoghi, conosce Vincenzo De Angelis, con cui stringe un'amicizia alimentata dai comuni credi politici e dalla passione per le liriche.
Sulle coste sabbiose che corrono verso Pellaro, accanto ad un mare blu corre il 38° parallelo, lo stesso di Atene.
La "grecità" di questi luoghi era per Pavese argomento di conversazione con il suo amico De Angelis. Per Pavese "grecità" doveva necessariamente significare "accoglienza".
Forse "grecità" è più sinonimo di viaggio, forse Pavese colpito dall'amichevole benevolenza con cui era stato accolto dagli abitanti di Brancaleone voleva intendere che chi è abituato al viaggio accoglie.
Cesare Pavese morì suicida a Torino il 27 agosto 1950.
È bello ricordarlo con una frase di saluto scritta in una lettera ad un altro suo amico, il filosofo Norberto Bobbio: "Che le rose fioriscano sul tuo sentiero. Ciao"
Ph. SR. Bianco, Africo Nuovo, Brancaleone Marina.
Credit: Trenitalia, Ferrovie dello Stato
Stefania Rachiele
Commenti
Posta un commento