Architettura Vernacolare e riutilizzo nel settore dell'hospitality. Extract from: L'Ebitda Consapevole.

L'architettura vernacolare o autoctona, ovvero analogica, è la definizione utilizzata per tutti quei manufatti la cui progettazione è stata realizzata da risorse non in possesso dell'istruzione e quindi dei requisiti formali generalmente richiesti per assurgere a questo compito.

(Dammusi di Pantelleria)

Vernacolare come un linguaggio che è proprio di quel luogo, quindi autoctono, e si manifesta lontano dagli schemi del lemma scritto ed ufficiale. Analogica perché la logica che sottende alla sua realizzazione è l'analogia, ossia la somiglianza, l'affinità con il territorio che la ospita. L'architettura formale è al contrario quella che nasce dalle conoscenze formali acquisite attraverso trattazioni e documentazioni scritte, realizzazioni e progetti redatti da professionisti riconosciuti come tali dalla convenzioni normative, quali architetti, geometri ed ingegneri. Terzo punto è la differenza tra l'architettura vernacolare e l'architettura tradizionale. Quest'ultima, infatti, seppur strettamente legata alle esigenze del territorio ed al background culturale dei suoi abitanti non è necessariamente realizzata al di fuori delle teorie architettoniche formali, spesso si concretizza attraverso l'unione dei due saperi. Molte delle masserie presenti nel meridione d'Italia sono un tipico esempio di architettura tradizionale. Le stesse sono infatti frutto delle vicissitudini storiche e sociali del territorio in cui nascono, comprendono e reagiscono alle caratteristiche climatiche attraverso le disposizioni, le forme ed i colori, e nascono da progetti architettonici che seguono "l'ortodossia". L'architettura autoctona o vernacolare viene spesso identificata con il termine bioclimatica. Una delle caratteristiche principali di questo genere di costruzioni è, infatti, una compatibilità con le condizioni climatiche del luogo, altra caratteristica è l'utilizzo di materiali naturali e locali. 

Un luogo in cui l'architettura vernacolare è indubbiamente elemento caratterizzante del disegno urbanistico è Malta.

 (Girna, Malta)

L'arcipelago maltese è profondamente segnato dai manufatti autoctoni e tradizionali, gli stessi sono la testimonianza delle sue vicissitudini storiche ed evidentemente frutto della sua insularità. Il governo attuale del territorio maltese sta progressivamente elidendo questi manufatti identitari dal paesaggio dell'isola. Le ragioni risiedono prevalentemente nella non aderenza degli stessi con i piani urbanistici strategici del territorio. Uno scollamento che dipende, molto probabilmente, anche dal mancato riconoscimento del loro ruolo di eredità culturale. In tutto l'arcipelago, ed in modo particolare nella capitale, si sta progressivamente delineando un sistema città moderno-contemporaneo, costituito da manufatti in cemento, che seguono una schema architettonico convenzionale e omogenizzano l'isola al panorama globale. [...] 

Per comprendere l'aspetto dell'architettura vernacolare maltese si può fare riferimento all'attuale Mediterranean Institute of the University of Malta ristrutturazione di una fattoria in stile autoctono, ed ad alcuni palazzi, sempre di architettura vernacolare, siti a Marsaxlokk, ora utilizzati come case vacanza.  

Gli esempi potrebbero essere ancora più numerosi, in considerazione del fatto che fino al 1530 l'arcipelago ha prodotto solo architettura autoctona.
L'architettura vernacolare maltese è una parte del continuum che lega storicamente, geograficamente e culturalmente Malta alla Sicilia.
Gli studi sugli edificati autoctoni maltesi sono molto spesso studi sull'architettura Mediterranea, che rappresenta appunto il continuum tra questi due territori.
Nello specifico, il legame con la Sicilia è particolarmente evidente nell'architettura vernacolare iblea delle Isole Pelagie e Pantelleria.
Gli elementi che da sempre accomunano questi territori, restringendo il campo alla sola analisi dell'architettura autoctona, che è per antonomasia un paradigma di costruzione biocompatibile, sono: il clima e le caratteristiche del territorio. Queste sono infatti aree geografiche caratterizzate da clima caldo, scarsamente alberate e con grande disponibilità di pietre, roccia, argilla e sabbia.

Questi elementi sono i fattori distintivi del modello vernacolare mediterraneo, che è principalmente costituito dai muri a secco, sia a delimitazione della proprietà, sia come giardino arabo, ossia un muro circolare a protezione di ogni singolo albero di agrumi dai venti e dalla salsedine. Inoltre:  la neviera, gli scifi ed il dammuso, rispettivamente, un deposito per la neve, contenitori di acqua e casa rustica, molto comune nell'isola di Pantelleria.

(Dammuso di Pantelleria) 

 

(Sikelia Luxury Resort, riuso in chiave hospitality di Dammuso, photo credit: Elle Decor)


La biocompatibilità di questa architettura è in primis una compatibilità climatica, ovvero questi edificati sono costruiti seguendo dei criteri di compensazione, in questo caso alleviano gli svantaggi di temperature sensibilmente alte.  
Un secondo aspetto della biocompatibilità è una sorta di bonifica del terreno, dovuta all'utilizzo del materiale pietroso presente. Queste costruzioni seguono, inoltre, la morfologia del territorio senza snaturarne l'aspetto e nello specifico hanno dato al paesaggio un aspetto tipico, pregno di identità e facilmente riconoscibile, incrementando il senso culturale e sociale di un luogo.

L'architettura autoctona mediterranea lega, altresì, a Malta ed alla Sicilia, la Catalogna, le Baleari e la Puglia. Veicolo di questo legame sembra essere la presenza degli Arabi, nel caso della Puglia questa ipotesi trova dei rilevanti riscontri storici, derivanti dalla deportazione, da parte di Federico II, della popolazione musulmana siciliana nel territorio dell'odierna Puglia.
Altro esempio di architettura vernacolare è quello della regione transfrontaliera carsica. Marin Sanuro la menzionò per la prima volta in una scritto del 1502 circa. Si tratta di un tipo di architettura vernacolare realizzata con l'utilizzo della pietra, elemento madre del Carso, e si sviluppa su di una zona in altopiano, abbastanza ampia, che va Aquileia a Lubiana e poi un altro percorso che da Aurisina-Prosecco-Basovizza porta fino a Fiume. Nasce e si sviluppa grazie alle maestranze locali capaci di lavorare bene la pietra, è costituita da insediamenti legati alla coltivazione comunitaria e come l'architettura vernacolare mediterranea ha nella cortina muraria un elemento identitario, come protezione e soprattutto delimitazione di confine.  


(Hiša Carso, Image Credit: Museum of Karstic House, Turismo FVG)
 

Nell'area di Trieste vi sono alcuni esempi nell'area di Contovello ed altri a sud di Santa Croce. È caratterizzata da orientamento a sud, è costituita da insediamenti a grappolo e sviluppata a vicoli. Il suo riuso è talvolta legato alla ristorazione rurale e tradizionale, le osmize. Anche in Val Resia, in provincia di Udine, è possibile vedere esempi interessanti di architettura autoctona.  

(Casa vernacolare resiana. Image Credit: Eco Museo Val Resia)
 

Molte abitazioni mostrano, infatti, la pianta tipica della casa resiana, un tipo di costruzione tipica del XVIII secolo.  
La ristrutturazione ed il successivo riuso del patrimonio architettonico autoctono non acquisisce un senso non solo sulla base del suo impiego nell'industria dell'ospitalità, ma altresì nel real estate.


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® Stefania Rachiele    


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